Istituto Italiano per la Ricerca e l'Insegnamento della Psicoterapia Intensiva Dinamica Breve di H. Davanloo
(The Italian Institute for H.Davanloo's Techniques of The Intensive Mobilization of Transference Component of Resistance,
The Total Removal of Resistance and Intensive Short Term Dynamic Psychotherapy)

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STORIA DELLO SVILUPPO DELLA ISTDP

La tecnica di Psicoterapia Intensiva Dinamica Breve (Intensive Short-Term Dynamic Psychotherapy - ISTDP) è stata messa a punto in più di 60 anni di ricerca dal prof. Habib Davanloo, Professore Emerito di Psichiatria alla McGill University di Montreal,Canada.

Gli interventi alla base dell’approccio sono nati come frutto di una ricerca clinica empirica, che mirava ad accedere all'inconscio in maniera rapida, efficace ed efficiente. Essa si situa nel filone di altre Tecniche cosiddette “Brevi”, concepite dalla metà degli anni '60 in poi (ad opera di ricercatori come Sifneos, Mann, Malan ed altri) allo scopo di abbreviare la durata della psicoanalisi. Nel complesso esse tentavano di rispondere al pessimismo dell'ultimo Freud, che in Analisi Terminabile ed Interminabile ammetteva la necessità per i terapeuti di “Inchinarsi alle forze della Resistenza”, a fronte di strumenti analitici non ancora adeguati a battere la Resistenza.

Il modo in cui molte di queste tecniche si muovevano era quello di introdurre variabili esterne nella relazione terapeutica, di fatto una manipolazione del Transfert, con la speranza che queste mobilitassero l'inconscio dei pazienti, rendendolo più accessibile (ne è un esempio la predeterminazione rigida del numero delle sedute di Mann) oppure, come fa Malan, pre-selezionando i pazienti, ed avviando alla psicoterapia solo quelli ad alta motivazione e bassa Resistenza (che rappresentano nella realtà un numero limitatissimo della popolazione).

Il lavoro di Davanloo è invece per molti aspetti del tutto originale: egli prese come punto di partenza per lo sviluppo della tecnica il lavoro di Alexander e French sull'esperienza emozionale correttiva, quello per certi versi simile, di Eric Lindemann sul trattamento del lutto acuto (Lindemann lavorò nel 1942 con i familiari delle vittime del rogo di un Club a Boston), ed applicò a questi principi, squisitamente psicodinamici e clinici, una metodologia di ricerca mutuata dal lavoro sulla stimolazione neuronale di W. Penfield. Penfield, allora alla McGill University di Montreal, durante le ricerche da lui promosse per il trattamento chirurgico dell'epilessia, permise, attraverso stimoli applicati direttamente alla corteccia cerebrale, ed osservando la riposta periferica ad essi, di mappare con precisione le aree sensitive e motorie dell'encefalo, riducendo così al minimo i danni collaterali all'intervento neurochirurgico. Altro fattore del tutto nuovo nel campo, la ricerca di Davanloo (e successivamente la terapia stessa) si avvarrà della registrazione audiovisiva delle sedute, metodologia negli anni '60 agli inizi, e di nuovo mutuata dalla neurochirurgia, così da poter disporre di dati oggettivi su quanto, verbale e non verbale, effettivamente avvenisse in seduta.

La paziente riproposizione di interventi diversi volti a mobilizzare i sentimenti inconsci nella relazione di Transfert, al fine di portare allo scoperto e dunque rendere visibile alla coppia terapeutica la Resistenza inconscia, così che fosse il paziente stesso, riconoscendola, ad affrontarla come parte oramai distonica di sé, permettendo l'accesso al nucleo patologico inconscio, ha gradualmente portato, attraverso la stessa metodologia di Stimolo-Risposta di Penfield, a mettere a punto una Tecnica, articolata in una serie di interventi specifici che si susseguono in maniera coerente, e ad individuare precisi segnali fisici e neurofisiologici (come le vie di progressione della Tensione, cioè dell'Ansia Inconscia), parametri universali che permettono al terapeuta di seguire in totale sicurezza il processo di accesso all'inconscio, ed il cui studio in categorie di pazienti diversi ha portato allo sviluppo di modificazioni della Tecnica Standard, applicabili a pazienti alessitimici, psicosomatici, pazienti cosiddetti fragili (con un difetto strutturale, e non solo sintomatico), ai borderline ed ai pazienti depressi.

La Tecnica come è oggi è uno strumento raffinato e preciso, profondamente radicato nell'esperienza medico-scientifica del suo fondatore, ed empiricamente raffinata giorno dopo giorno, all'interno di un paradigma di studio, ricerca ed applicazione clinica rigoroso e scientifico.

La ISTDP è una tecnica psicodinamica di derivazione psicoanalitica che ha come obiettivo accedere direttamente all’inconscio fin dalla prima seduta evitando così lo sviluppo della nevrosi di transfert, fattore che Davanloo ritiene uno dei principali motivi di allungamento della durata dell'analisi.

Elemento centrale della tecnica è sin dall'inizio il lavoro sulla Resistenza nel Transfert, con l’obiettivo di arrivare così all'esperienza diretta nella relazione con il terapeuta delle emozioni inconsce, ed attraverso questa, ad una visione chiara delle forze dinamiche responsabili della psicopatologia. Il paziente ha così la possibilità di sperimentare e riconoscere in vivo, cioè nella relazione terapeutica, un sistema altrimenti inconscio, fatto di emozioni e difese, alla base della propria sofferenza, e dunque di iniziare un processo consapevole di cambiamento.

La tecnica di ISTDP utilizza la videoregistrazione informata già dal primo momento di terapia e per tutta la sua durata. Mutuandone l’utilizzo che ne veniva fatto in neurochirurgia da Penfield, Davanloo ha iniziato negli anni ’60, per primo in area psicoterapica, a registrare tutte le prime interviste dei pazienti che afferivano al Servizio Ambulatoriale del Montreal General Hospital che egli dirigeva, applicando quegli interventi che egli riteneva utili per mobilizzare il sistema dinamico inconscio. Rivedendo poi i nastri, quando riteneva che un elemento fosse efficace, poiché in grado di elicitare nel paziente una risposta in termini di tensione o comunque di ansia inconscia, ed al contempo di nuove difese (di per sé segno, seguendo il modello operativo dell'inconscio cosiddetto dei Triangoli proposto dalla Menninger Clinic già negli anni '50, di un'attivazione delle emozioni inconsce), lo applicava sistematicamente con il successivo gruppo di pazienti, aggiungendo ad esso un altro intervento tecnico. Al contempo egli scartava quegli elementi che non modificavano, o addirittura rallentavano il processo di accesso all’inconscio. Questo processo sistematico di Trial and Error porterà alla definizione di quella che Davanloo chiamerà Sequenza Dinamica Centrale: l'insieme sistematizzato di quegli interventi che permettono l'accesso all'Inconscio.

I risultati furono presentati al primo Congresso sulla Psicoterapia breve, organizzato dallo stesso Davanloo, e tenuto a Montreal nel marzo del 1975, circa dieci anni dopo l'inizio della ricerca; successivamente, egli organizzò altri due Simposi Internazionali (Montreal, 1976 - Los Angeles, 1977) in occasione dei quali si riunirono ricercatori come D. Malan, P. Sifneos, ed altri che avevano sviluppato autonomamente strategie per ridurre la durata delle psicoterapie psicoanalitiche. Gli atti del convegno del 1976 furono curati da Davanloo e, successivamente riuniti in volume, costituirono la prima panoramica di un movimento molto eterogeneo mosso da differenti esigenze come quelle di adattare la psicoanalisi classica alle istituzioni pubbliche, ridurne i costi, renderla una disciplina scientifica, renderla più efficace.

Dagli anni '80, l'attività' di formazione e ricerca che Davanloo ha incessantemente portato avanti in Nord America, sia alla McGill University che in altre sedi, è iniziata anche in Europa, e più precisamente in Svizzera, dove un gruppo di ricercatori e clinici provenienti da tutta Europa si riuniva sotto il suo coordinamento per essere da lui formati. Da questo nucleo iniziale si sono evoluti, oltre ad una generazione di terapeuti che utilizza in Europa tale Tecnica, alcuni Istituti nazionali, in Svizzera, in Germania, in Danimarca ed in Italia, con Renato Bandettini e Sandro Rosseti, entrambi psichiatri e psicoterapeuti, che dal 1988 hanno iniziato la collaborazione con Davanloo in Europa e dal 1995 a Montreal, fino a costituire nel 2000 l'Istituto Italiano per la Ricerca e l'Insegnamento della Psicoterapia Intensiva Dinamica Breve, che proseguono e ne integrano il percorso di Training.

Le ricerche di Davanloo validano le scoperte di Alexander e French, ossia che una terapia è tanto più efficace quanto più è affettiva; l'esperienza diretta delle emozioni è cioè effettivamente un'esperienza emotiva correttiva e terapeutica. Questo è possibile solo lavorando costantemente ed attivamente in Transfert, agendo il terapeuta su quelli che Davanloo chiama Fattori Gemelli: il mobilitarsi cioè delle emozioni transferali ed il contemporaneo attivarsi delle Difese, che diventano Resistenza nella relazione terapeutica, ed in particolare della componente transferale della Resistenza, quella porzione della Resistenza che specificamente lavora nella relazione perché non vi sia intimità emotiva e condivisione delle emozioni con il terapeuta, impedendo di fatto l'accesso al nucleo emozionale psicopatologico, e lavorando dunque per il fallimento della relazione terapeutica e dunque della terapia. Si deve a Davanloo la scoperta di un'altra forza dinamica inconscia, che lui chiamerà Alleanza Terapeutica Inconscia, che deriva da quanto il paziente stesso inizi a contrastare anche a livello cosciente la propria Resistenza, e che a livello inconscio può essere vista come un “passare al nemico” delle forze della Resistenza. Essa si manifesta nella relazione attraverso indicazioni che vanno nella direzione della collaborazione fra il Sé cosciente e determinato a cambiare del paziente, ed il terapeuta (recupero di ricordi in qualche modo connessi alla situazione transferale, indicazioni precise su cosa avviene nel paziente, da parte del paziente stesso). E' la prevalenza di questa forza su quella della Resistenza che da un punto di vista metapsicologico permette l'accesso all'inconscio.

A questo si collega un altro aspetto centrale della tecnica: l'esperienza diretta delle emozioni inconsce attraverso l’attivarsi di specifiche vie somatiche. Altra scoperta di Davanloo, o se si preferisce, altra validazione di idee preesistenti, scoperta strettamente basata sull'uso estensivo nella fase di ricerca del mezzo audiovisivo, è che l'inconscio dà segno di sé attraverso l'attivarsi in seduta di vie neurofisiologiche dell'ansia inconscia e delle emozioni, con segnali che possono essere al contempo seguiti dal terapeuta ed esperiti dal paziente, fornendo in ogni momento ad entrambi un'indicazione accurata su cosa stia accadendo nell'inconscio, e permettendo così da un lato di lavorare in sicurezza (se non si ha uno specifico segnale in risposta ad uno specifico intervento, non ci si muove), dall'altro di attuare con certezza nella relazione quell'esperienza emotiva diretta, e non solo cognitiva, considerata trasformativa dai tempi di Alexander e French. Così, a titolo di esempio, l'ansia inconscia, che la Menninger Clinic aveva già dato come segnale indiretto dell'attivarsi di emozioni profonde, si manifesta nei pazienti senza un difetto strutturale con una tensione muscolare crescente, che parte dalle mani per progredire verso le braccia, le spalle, i muscoli intercostali ed il diaframma e gli arti, in una progressione ordinata che segnala il grado di attivazione stesso; la Rabbia inconscia viene esperita dai pazienti come un sensazione di calore che parte dal plesso solare e risale lungo le vie parasimpatiche verso le braccia e le mani, così come verso la bocca, dando ai pazienti la sensazione interna di poter afferrare e mordere; la Colpa inconscia, come un dolore che coinvolge l'intero albero respiratorio superiore, accompagnato da singhiozzi e caratteristicamente emergente a “sacche”, intervallate da momenti di requie. Corollario importante di quanto sopra è che in questo modo Davanloo ha anzitempo introdotto elementi di contatto con la biologia delle emozioni e con le neuroscienze, pioniere in un campo che solo di recente inizia ad avere da parte dei ricercatori l'attenzione che merita.

ISTITUTO ITALIANO PER LA RICERCA E L'INSEGNAMENTO DELLA PSICOTERAPIA INTENSIVA DI H. DAVANLOO
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